Roma, 3 nov. (AdnKronos) - "Cento anni fa, la vittoria italiana nella prima guerra mondiale. È giusto onorare il coraggio, talvolta l'eroismo di chi ha combattuto: la guerra di trincea, la guerra in montagna. E rendere omaggio alle nostre Forze Armate, ricordando che grazie a quella vittoria è stato possibile raggiungere la piena unità d'Italia. Amare l'Italia non vuol dire ovviamente tacere gli orrori della Grande guerra. I suoi morti (1,2 milioni in Italia, tra militari e civili) e le sue tragedie. Le conseguenze stesse della 'pace', in Germania e negli ex imperi austroungarico e ottomano. Al contrario, proprio mentre si celebra la vittoria è utile ricordare il mix di follia e cecità che nel 1914 fece precipitare l'Europa nel suo conflitto più sanguinoso". Lo scrive su Facebook Paolo Gentiloni."A pochi anni dai fasti della Belle Epoque, le fiammate nazionaliste ricorda l'ex premier- incendiarono l'Europa. L'Italia ottimista del Ballo Excelsior fu travolta dal fango delle trincee. Qualcuno provocò quella tragedia soffiando sul fuoco del rancore nazionalista. Qualcun altro non la vide arrivare, o non fece nulla per arrestarla. Quei leader europei sono passati alla storia come i Sonnambuli. Oggi, in un mondo certo diverso, il messaggio è più che mai attuale: amare la Patria vuol dire rifiutare il nazionalismo, promuovere il dialogo economico e culturale, e scommettere sull'Europa.