Milano, 22 giu. (AdnKronos) - "Il mito di Sesto San Giovanni come roccaforte della sinistra e laboratorio per le lotte operaie sopravvive alla realtà dei fatti. Da anni la realtà non è più cosi granitica come quella ancora molto spesso rappresentata, della ex Stalingrado di Italia, dal momento che le fabbriche non ci sono più e Sesto è diventata una importante città della grande area milanese. La realtà è che oggi non c'è nulla di scontato, né per il centrosinistra, perché esiste sempre meno lo zoccolo duro; né per il centrodestra, che intende usare il voto sestese come trofeo da portare alla politica romana". Così Filippo Penati, storico ex sindaco dem della cittadina lombarda, il primo eletto direttamente dai cittadini nel 1994, riconfermato nel 1998 con il 56% di preferenze al primo turno, illustra all'Adnkronos lo scenario attuale di una comunità che si appresta a vivere un ballottaggio, il prossimo 25 giugno, che potrebbe segnare un importante momento di cambiamento. Lo scorso 11 giugno, al primo turno delle elezioni amministrative per la scelta del nuovo sindaco, Monica Chittò, sindaca uscente del Pd, ha ottenuto 9.417 voti, pari al 30,97%, posizionandosi davanti al competitor di centrodestra Roberto di Stefano, che si è aggiudicato 7.933 voti, pari al 26,09%. Tra i due una differenza di 1.484 voti che, dopo l'apparentamento del centrista Gianpaolo Caponi al candidato forzista, apre la possibilità alla fine dei tradizionali assetti politici della cittadina: "Il risultato del primo turno - spiega Penati - ha fornito un dato molto significativo, segno di una forte disaffezione dei cittadini rispetto alla politica in generale".