(AdnKronos) - Roma. Si dice che “l’abito non fa il monaco”, ma quando si tratta di affrontare un colloquio di lavoro l’outfit giusto può davvero fare la differenza. Soprattutto oggi che, con la crisi che ancora imperversa, la competizione per i posti di lavoro vacanti è più che mai serrata. E se è vero che il linguaggio verbale incide solo per il 10% nella comunicazione, come riportato in numerosi studi condotti da linguisti, è importante giocarsi tutte le carte nei primi secondi decisivi in cui il selezionatore inquadra il candidato ed effettua d’istinto già una prima selezione. Il segreto? Indossare abiti in cui ci si senta a proprio agio ma che, al tempo stesso, rispettino il codice di abbigliamento di quella determinata azienda. Una teoria comprovata da un’indagine inglese, condotta dalla società di recruiting TheLadders.co.uk, secondo cui ben 4 selezionatori su 10 (37%) scelgono i candidati basandosi sul dress code. A dimostrare invece che i vestiti hanno il potere di condizionare la percezione di sé, secondo un meccanismo che si chiama 'enclothed cognition', ci hanno pensato due studiosi della Northwestern University, pensiero ripreso anche sulle pagine del 'The New York Times'. È quanto emerge da uno studio condotto da Espresso Communication, per Bigi Cravatte Milano, attraverso il monitoraggio di oltre 70 testate internazionali e il coinvolgimento di fashion blogger ed esperti di stile.