Bruxelles, 13 mag. (Labitalia) - "Gestione, gestione, gestione. Per me un ministro dello Sviluppo Economico credibile deve prima di tutto mettere sotto controllo la macchina, capire che cosa c'è, che cosa sta funzionando e cosa no, se i processi di lavoro vanno". Così il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda delinea, a Bruxelles a margine del Consiglio Affari Esteri nel formato commercio, i suoi prossimi passi al Mise. "Quello che eviterò di fare in queste prime settimane è di buttare altra carne sul fuoco, prima di sapere che cosa sta succedendo", dice. "Quando ero viceministro al Commercio Estero - continua Calenda - facevo sempre l'esempio dei fondi per le start-up. Ogni ministro, in ogni ministero, e spesso anche qualche viceministro, ha costituito un fondo per le start-up. A un certo punto in Italia c'erano più fondi per le start-up che start-up. Allora, la prima cosa da fare, se si vuole fare politica industriale, è misurare cosa si è fatto, se ha funzionato o no, avere il coraggio di cancellare le cose che non funzionano, e di lavorare sulla gestione".Perché, argomenta il numero uno del Mise, "la qualità della gestione è importante. Che i politici si occupino anche della gestione, senza lasciarla alle strutture tecniche, è una cosa fondamentale. Chiunque abbia lavorato in un'azienda sa che, al di là delle buone idee, quello che conta è l'execution. Se uno sa eseguire, bene, sennò anche la migliore idea finisce in un disastro". "E la visione - prosegue Calenda - per me è molto chiara: le due grandi sfide per noi sono l'internazionalizzazione, dato che abbiamo ancora una quota di pmi che non hanno accesso alla domanda internazionale; e la sfida della manifattura 4.0. Noi siamo un Paese che rimane fortemente industriale e che sulla base dell'eccellenza sul processo e sul prodotto è uscito dalla povertà. Ora qui c'è un cambiamento che non è incrementale, non si nutre cioè di piccoli passi in avanti, ma è un cambio di paradigma"."E questo - prosegue il ministro - per noi è pericoloso, perché, mentre siamo sempre stati bravissimi nel capire come un macchinario si può fare meglio, è un po' più difficile quando da fare c'è un salto in avanti, che implica nuove tecnologie, centri di ricerca eccetera. E' un'altra sfida sulla quale ci dobbiamo misurare. Tutto questo chiama in causa la capacità delle imprese di crescere anche in termini di cultura. Queste sono le sfide fondamentali". "Ma - ripete infine - orizzontale e trasversale, è la gestione, la qualità delle persone e dei risultati, che devono essere verificabili e verificati dai clienti e devono essere verificati dai clienti, che sono i lavoratori e le imprese".