Conti pubblici: Gros (Ceps), su debito Italia Weidmann ha ragione

economia
AdnKronos
Bruxelles, 5 mag. (AdnKronos) - Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann sul debito pubblico italiano nella sostanza "ha ragione", anche se a prima vista la sua appare "un'opinione molto tedesca". Il punto più importante toccato dal numero uno della Buba nella sua recente visita romana, "apparentemente molto tecnico, ma in realtà con un alto valore politico", è quello della necessità "di mettere un punto alla concentrazione del debito pubblico nei bilanci delle banche italiane", un argomento sollevato dalla Germania e fatto proprio dalla presidenza olandese dell'Ue, che ha incontrato la netta contrarietà del governo italiano. Così Daniel Gros, direttore Economia e Finanza del Ceps, think tank con sede a Bruxelles, commenta le tesi espresse a Roma dal banchiere centrale tedesco, sulle quali sono tornati oggi Matteo Renzi e Angela Merkel.Il governo italiano, dice Gros all'Adnkronos, "ha ragione quando dice che il debito pubblico è sostenibile e che non c'è da preoccuparsi". Ma allora, "come si fa a dire, un attimo dopo, che se le banche dovessero vendere titoli di Stato italiani, scoppierebbe una crisi finanziaria?". Per l'economista "il debito italiano è elevato e ha dei costi economici importanti, ma non è insostenibile". Certo, "sarebbe meglio se l'Italia non lo avesse accumulato", ma "la preoccupazione non è che potrebbe scatenare una crisi finanziaria domani".Ciò che "nessuno dice", continua Gros, è che, se venissero introdotti dei limiti ai titoli di Stato nei bilanci degli istituti di credito, "anche le banche francesi e tedesche dovrebbero comprare titoli di Stato italiani", perché i limiti varrebbero "per tutti". Pertanto, "anche le banche tedesche e francesi dovrebbero disfarsi di una parte" dei titoli di Stato nazionali. Non è quindi detto che, nel caso in cui dovesse scattare l'introduzione di limiti ai titoli di Stato nazionali, per l'Italia "il saldo netto debba essere per forza negativo". Su questo "si può discutere", ma sarebbe comunque un fatto "marginale". In secondo luogo, prosegue l'economista, "nessuno dice che questi limiti dovrebbero scattare domani". Si parla di "un arco temporale di dieci anni", per cui "non si capisce perché una cosa così graduale dovrebbe avere un effetto negativo così importante su un debito che di per sé è sostenibile. Non capisco come si possano mettere insieme queste due cose". Weidmann su questo, che è il punto più importante del suo discorso, "ha ragione, ma non perché conviene farlo per isolare l'Italia". Al contrario, "servirebbe a rafforzare l'integrazione del sistema bancario a livello europeo".Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, secondo Gros, si è opposto con forza all'ipotesi perché, "nonostante la convinzione che il debito pubblico italiano sia sostenibile, rimane la paura e la memoria degli anni della crisi", quando lo spread era salito alle stelle. Inoltre, "le banche italiane hanno un certo interesse a tenere delle attività che rendono un po' di più", anche se di certo "molto meno di prima". Un altro argomento usato dal governo italiano è che una misura simile andrebbe introdotta in sede di comitato di Basilea, per non alterare il 'level playing field'. "E' un argomento -dice Gross- per non farlo mai, La zona euro si trova chiaramente in una posizione speciale, che non ha nessun altro Paese, quindi non verrà mai adottato a livello di comitato di Basilea. E non capisco perché diversificare, per le banche della zona euro, dovrebbe essere uno svantaggio", dato che cambierebbe solo il mix interno dei titoli di Stato dell'Eurozona. Quindi, "secondo me Weidmann in fondo dice cose che sono nell'interesse a lungo termine dell'Italia, anche se appare una posizione molto tedesca, perché le banche tedesche dovrebbero comprare anche debito italiano". La reazione italiana, conclude, "mi colpisce molto: invece di guardare all'interesse a lungo termine del Paese e a guardare l'argomento per quello che è, senza guardare da chi viene, si dice 'ecco il tedesco che viene in Italia e parla male di noi'".

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